"In un regime totalitario gli idioti ottengono il potere con la violenza e gli intrighi... in una democrazia, attraverso libere elezioni..."

martedì 20 agosto 2013

"BACK HOME" TERRORISM: UN PERICOLO REALE PER L'EUROPA?

Autore: Emiliano Bonatti




Come è solito fare, Stratfor (www.stratfor.com) propone interessantissimi spunti di riflessione sulle questioni internazionali. All'interno di un'analisi del 19 agosto viene affrontato il tema relativo alla minaccia dei cosidetti "European Jihadists" ovvero quei cittadini europei partiti come volontari per combattere nei tumulti nord-africani e medio-orientali che, una volta tornati in patria, possano dar vita a cellule terroristiche islamiche nel vecchio continente.

Alcune stime ufficiali parlano di circa 500 cittadini europei impegnati attivamente nel conflitto siriano. La maggior parte di questi è composta da cittadini britannici, francesi e irlandesi ma vengono segnalati in buon numero anche austriaci, spagnoli, svedesi e tedeschi. Nei paesi più colpiti dal fenomeno, la potenziale minaccia posta in essere dal ritorno in patria di islamisti radicali, addestrati da cellule terroristiche nei teatri mediorientali, sta diventando un'importante questione di politica di sicurezza. Da un lato esiste una difficoltà oggettiva di controllo dell'immigrazione nei paesi di confine dell'Unione Europea che, legata alla libertà di circolazione interna garantita a tutti i cittadini dell'Unione (compresi dunque i volontari partiti per i fronti caldi) rende palesemente complicato il controllo su eventuali ramificazioni prettamente europee delle organizzazioni terroristiche.

Diversi paesi, tra cui l'Italia, hanno sollecitato il Parlamento Europeo verso la prospettiva di creazione di un database unificato di controllo dei passeggeri in entrata ed uscita dai confini di Schengen. Lo stesso Parlamento, però, ha frenato il progetto per il timore di violare i diritti sulla privacy dei cittadini. L'esigenza è quella di perfezionare e rafforzare i controlli per evitare che alcune "enclave" musulmane all'interno dei confini europei, da sempre restie all'integrazione, possano diventare vere e proprie basi d'appoggio per militanti addestrati in zone come il Pakistan, la Siria, l'Afghanistan o lo Yemen.

Il rischio di un abbassamento del livello di allerta è quello di dare fiato alle istanze dei partiti della destra europea, come il Front National francese o il Freedom Party olandese, che stanno già utilizzando la potenziale minaccia dei "back home terrorists" come arma di propaganda per le proprie posizioni anti-immigrazione.

La sfida, tra le tante, per l'Unione Europea si sposta dunque su un terreno che nessuno, alle origini del progetto d'integrazione, poteva nemmeno immaginare. Vedremo se i leader europei saranno in grado di dare risposte concrete alle paure dei propri cittadini senza tradire allo stesso tempo il messaggio originale di inclusione e apertura verso la storica presenza musulmana nel continente. 

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