Autore: Emiliano Bonatti
E’ di ieri la notizia che la Turchia,
dopo aver mantenuto per settimane una posizione decisamente ambigua, ha
autorizzato il passaggio sul proprio territorio di combattenti curdi iracheni diretti
verso Kobane in aiuto dei curdi siriani accerchiati dalle milizie dell’Isis.
Questo sostegno, assieme ai rifornimenti di armi, cibo e medicinali che gli
Stati Uniti hanno dichiarato di aver paracadutato sulla zona, dovrebbe garantire
una boccata d’ossigeno alle forze impegnate nella strenua difesa della città
siriana assediata ormai da tempo. Solo nei prossimi giorni si potrà valutare se
questo sia il primo passo di un reale impegno di Ankara nella lotta contro le
milizie islamiste o se si tratti unicamente di un “regalino” concesso a seguito
delle pressioni ricevute dagli Stati Uniti (e sotto traccia dalla Nato). La
Turchia, d’altro canto, è in una posizione alquanto delicata: avamposto della
Nato nel teatro di guerra con alcuni alleati militari che combattono un
movimento che, a sua volta, ha combattuto un nemico storico della Turchia
stessa, ovvero Assad. All’interno di questo risiko, lo storico problema curdo
che fa temere ad Erdogan possibili rivendicazioni interne a seguito di un’eventuale
affermazione dei peshmerga contro l’Isis.
A proposito di Isis (o Is/Isil)
risulta molto interessante lo studio delle direttrici di espansione del movimento
in Siria e Irak, al di là delle rivendicazioni storico/religiose sulle aree tra
il Tigri e l’Eufrate, su Baghdad e Damasco considerate le capitali del
Califfato.
La mappa mostra in maniera chiara come gli obiettivi primari dell’espansione
dello Stato Islamico siano decisamente più economici che religiosi: giacimenti,
raffinerie e linee di distribuzione del petrolio hanno attirato l’attenzione
delle milizie di Al-Baghdadi molto più dei luoghi sacri. Lo stesso interesse
rivolto verso le aree curde si spiega soprattutto con la ricchezza di giacimenti
di quelle zone. Ed è grazie a queste “conquiste” che l’Isis risulta ad oggi l’organizzazione
meglio finanziata del mondo, con una stima di più di 3 milioni di dollari
incassati al giorno solo per la vendita del greggio al mercato nero.
Nulla di nuovo, del resto, sotto
il sole. Le guerre nascondono da sempre preponderanti interessi economici di
qualche elite di potere. Qualche volta la “maschera” è la religione, altre
volte è l’ideologia, la razza, l’etnia. In questo caso la follia
fondamentalista, con la sua retorica semplice e diretta supportata dai mezzi
messi a disposizione dalla moderna tecnologia, sta reclutando decine di
migliaia di giovani musulmani disposti a commettere le peggiori aberrazioni
nella convinzione di servire il proprio Dio senza rendersi conto, però, di
servire in realtà solo qualche potente. Senza rendersi conto di ripetere lo
stesso errore commesso nella storia da tanti altri “soldatini” annebbiati dalla
propaganda del santone/predicatore/demagogo di turno.
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