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lunedì 20 ottobre 2014

NOZZE GAY: LA TRASCRIZIONE DELLA DISCORDIA...

Autore: Emiliano Bonatti


E' di forte attualità lo scontro istituzionale tra il Ministro dell'Interno Alfano e alcuni Sindaci, guidati da quello di Roma Marino, circa la trascrivibilità nei registri dello Stato Civile dei matrimoni contratti all'estero da persone dello stesso sesso. La questione andrebbe a mio avviso valutata su due piani diversi: quello formale, legato al campo di applicazione delle norme, e quello sociale, legato all'incapacità dello Stato (sopratutto quello italiano) di adeguarsi alle trasformazioni che una società, nella propria evoluzione, incontra inevitabilmente.


Dal primo punto di vista la posizione di Alfano risulta di fatto ineccepitible. Nella direttiva inviata ai Prefetti in data 7 ottobre viene ricordato, a ragione, che la materia è di competenza del legislatore nazionale (quindi il Parlamento) e che l'articolo 9 del DPR 396/2000 impone che gli Ufficiali di Stato Civile (Sindaci o loro delegati) debbano "uniformarsi alle istruzioni che vengono impartite dal Ministero dell'Interno" e che "la vigilanza sugli uffici dello stato civile spettano al Prefetto". Occorre poi sottolineare come l'eventuale trascrizione di un istituto non riconosciuto da alcuna norma, non possa comunque produrre alcun effetto giuridico nell'ordinamento italiano. Per cui la battuta di Alfano che assimila la validità di quegli atti a "semplici autografi" è, per quanto poco simpatica, assolutamente fondata. Sarà eventualmente cura della Corte di Giustizia Europea, se chiamata in causa, valutare se la normativa italiana risulti in contrasto con qualche norma del diritto comunitario (in contrasto, dunque, con leggi di rango superiore). 


Per quanto riguarda invece il secondo piano di valutazione, la forzatura dei Sindaci mette a nudo per l'ennesima volta la siderale lontananza che divide la società dallo Stato, sopratutto in merito ad alcuni diritti civili. La stragrande maggioranza dei paesi europei ha legiferato da anni sul riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e delle unioni tra persone dello stesso sesso. L'Italia ha sprecato lustri a discutere di strampalati progetti e a subire i veti delle forze politiche di stampo cattolico le quali, molto impegnate a seguire il termometro delle posizioni delle alte sfere vaticane (si spera in questo senso che l'ondata riformista di papa Francesco inizi a dare i propri frutti), paiono aver perso a loro volta il contatto con la società. Ormai tutti i sondaggi mostrano come la stragrande maggioranza degli italiani sia d'accordo quantomeno sul riconoscimento delle unioni civili sia etero che omosessuali. E la provocazione dei Sindaci, al di là del folklore forse eccessivo, serve proprio a ricordare che in un paese civile non esistono "coppie" di serie A o di serie B, catalogate in funzione del sesso dei componenti. Lo stesso Renzi, sempre molto attento alla direzione in cui tira il vento, ha già dichiarato che sarà pronta a gennaio una proposta di legge in tal senso. E se addirittura Berlusconi, che ha sempre governato in funzione dei sondaggi, sostiene che sia venuto il momento di affrontare la questione (dopo aver mantenuto per anni posizioni diametralmente opposte) significa che la società italiana sul tema ha ampiamente superato, e distanziato, la classe politica. 



Chissà se l'atto di "disobbedienza" di qualche Sindaco riuscirà ad aprire una breccia ed obbligherà un parlamento che latita da anni a garantire finalmente quei diritti di cui le coppie di fatto godono nel resto dei paesi occidentali. D'altro canto, tutti i più grandi traguardi della storia in materia di diritti civili sono nati dalla "disobbedienza" (civile o violenta che fosse) ad ordinamenti obsoleti che sembravano immutabili.....  

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