Lo scorso 14 novembre le Nazioni
Unite hanno pubblicato un interessantissimo report redatto dalla “Indipendent International Commission of
Inquiry on the Syrian Arab Republic”
che traccia, sulla base di oltre 300 interviste a donne, uomini e
bambini che vivono nelle aree controllate dall’Isis, il devastante impatto che
l’avanzata del Califfato sta avendo sulla società siriana. Partendo dalle
notizie sulla genesi del gruppo armato e sul “salto di qualità” che l’ha
portato a primeggiare all’interno del mosaico di compagini jihadiste dei teatri
siriano e iracheno, l’indagine spiega come sia il terrore (quasi più delle
armi) la vera garanzia del potere dei seguaci di Al-Baghdadi. Le libertà minime
garantite dalle leggi internazionali sono state di fatto azzerate, e le
auto-proclamate leggi del Califfo imposte con la forza nel tentativo di
sradicare gli aspetti considerati “blasfemi” dalla cultura siriana. Libertà di
religione, di espressione e di associazione cessano di esistere. Bambini usati
come spie per denunciare eventuali “eversori” all’interno delle proprie
famiglie, punizioni corporali, amputazioni, esecuzioni pubbliche. Il tutto con
lo scopo di lanciare pesanti moniti a chi semplicemente si sognasse di non
allinearsi: la brutalità assunta a sistema di governo.
Il testimone di una pubblica
esecuzione nella zona di Dayr Az-Zawr racconta: “entrambe le mani della vittima erano legate ai lati di una croce
improvvisata. Sono andato a leggere i cartelli, sul primo si leggeva, “questo è
il destino di coloro che combattono contro di noi”. Mi sono reso conto che mio
figlio di 7 anni era vicino a me, tenendomi la mano e guardando questa scena
terrificante. Più tardi mi ha chiesto, “perché quelle persone erano la? Perché
avevano sangue su tutta la testa e il corpo?”. Ho dovuto mentirgli dicendo che
stavano aspettando che arrivasse un’ambulanza per curarli”. Un altro
testimone: “...nell’ora designata un uomo
è stato portato nella piazza, bendato. Un membro dell’Isis ha letto il giudizio
di condanna del gruppo nei suoi confronti. Due persone tenevano ferma la
vittima, mentre una terza ha allungato il suo braccio su un’asse di legno. Un
quarto uomo ha tagliato la mano della vittima. C’è voluto molto tempo, e una
persona vicino a me ha vomitato e si è dovuta allontanare dalla orribile
scena”.
Le violenze non si risparmiano
nemmeno sulle donne. Un intervistato nella zona di Ar-Raqqah dice: “una studentessa universitaria di 19 anni si
è suicidata perché i propri genitori volevano obbligarla a sposare un membro
dell’Isis. Molte famiglie obbligano le figlie (molte ancora minorenni) a
sposare membri dell’Isis per la paura di essere arrestati o uccisi”. Gli
stessi miliziani rendono pubbliche le proprie azioni segnalando, senza alcun
rimorso come “dopo la cattura, le donne e
i bambini Yazidi sono stati divisi, in accordo con le leggi della Sharia, tra i
combattenti…”. Gli stessi bambini sono vittime designate della follia del
Califfato. Altri intervistati raccontano: “ho
visto almeno dieci bambini di 13/14 anni armati come miliziani dell’Isis.
Questi ragazzi servono come guardie nei quartieri generali e nei check-points.
Sono armati di kalashnikov e di granate”. E ancora: “le persone trovate a mangiare durante il Ramadan venivano frustate
nelle strade. Un membro dell’Isis si è avvicinato ad un ragazzo di 14 anni dopo
averlo visto bere acqua. L’ha portato in mezzo alla strada, annunciando il suo
crimine, e l’ha frustato 79 volte”.
Non mancano poi le violenze
durante gli scontri armati. Un testimone sostiene: “l’esibizione delle teste dei soldati catturati dall’Isis avveniva nel
centro della città. Sembrava fossero stati appena uccisi, visti i segni
evidentissimi del sangue”. Un testimone dell’esecuzione di un soldato curdo
a Ar-Raqqah dice: “il giudice supremo
arriva e dice: “lo facciamo di fronte ai vostri occhi, così potete tornare a
casa e dire ai vostri figli e ai vostri vicini che questo è quello che i curdi
dovranno affrontare”. Le interviste, da sole,
basterebbero per rendere l’idea delle aberrazioni che lo Stato Islamico sta
commettendo nella propria folle guerra. Ma l’intero report è una precisa e
meticolosa descrizione del tentativo dei miliziani di soggiogare e dominare
ogni aspetto della vita delle popolazioni tramite il terrore,
l’indottrinamento, la cieca obbedienza e la negazione dei diritti umani.
Fermare questa barbarie è ormai un dovere assoluto della comunità
internazionale. Dovere a cui non possono sottrarsi i paesi europei, ormai non
così lontani o “sicuri” rispetto ai teatri di espansione dell’Isis. Fonti
francesi parlano di circa un migliaio di transalpini partiti per il fronte
jihadista, e la situazione non pare molto diversa nel resto del continente. Il
problema di migliaia di cittadini europei, potenziali micce fondamentaliste
pronte ad esplodere al ritorno nei propri paesi, non può essere assolutamente
sottovalutato.
Il testo integrale del report può
essere scaricato qui.
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