Il Ministro della Difesa ucraino,
Stepan Poltorak, ha dichiarato che il governo di Kiev è in fase di riposizionamento delle proprie forze armate ed
è pronto a rispondere a qualsiasi nuova offensiva che i ribelli filo-russi stiano
preparando nelle regioni occupate dell’est della nazione. Citando relazioni
dell’Osce (Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione
in Europa) Poltorak sostiene infatti che i separatisti stiano ricevendo ampi rifornimenti
di armamenti dal confine russo e che la minaccia di un’escalation del conflitto
non sia così remota. I report citati da Poltorak sono stati rilasciati dal
personale della Special Monitoring
Mission in Ucraina, istituita per il controllo sul campo del rispetto del
cessate il fuoco sancito dagli accordi di Minsk del 5 settembre scorso. Il 9 novembre
gli inviati Osce segnalano convogli
di camion a 15 e 41 km. da Donestk, diretti verso la città controllata dai
filo-russi, carichi di armamenti di diverso calibro. Stessa cosa l’11 novembre,
quando vengono avvistati circa 40 camion militari diretti verso il centro della
città. Nel resoconto gli inviati segnalano peraltro come i camion non abbiano
insegne che possano permettere il loro riconoscimento, ma il tipo di armamenti
trasportati pare portare direttamente agli arsenali, ereditati dall’Armata
Rossa, ancora disposizione dell’esercito
russo.
Kiev, dunque, mantiene alta la
tensione, supportata dalla Nato la quale, pur non lanciando minacce particolari,
mantiene il costante controllo su quanto avviene vicino ai confini degli Stati
membri dell’Alleanza. Il Generale Breedlove, comandante delle truppe Nato in
Europa, in un’intervista rilasciata martedì s’è detto “molto preoccupato” circa
il trasferimento di armi attraverso il confine russo-ucraino che, a suo dire,
continua ormai da giorni. Secondo Breedlove, inoltre, le violenze aumentano
ogni giorno e il numero di militari russi passati oltre confine per dare
supporto e preparazione alle truppe separatiste ha ampiamente superato le 300
unità stimate precedentemente. A queste vanno poi aggiunti diversi battaglioni
che Mosca continuerebbe a mantenere stanziati sulla frontiera russo-ucraina. La
Nato denuncia anche l’aumento esponenziale degli incontri “ravvicinati” tra le
forze dell’Alleanza e quelle russe, soprattutto nei cieli, dove l’attività dei
bombardieri e dei caccia di Putin è triplicata nelle ultime settimane.
La Russia continua invece a
negare attività di supporto militare ai separatisti delle regioni filo-russe,
sostenendo che finora gli unici trasporti russi verso l’Ucraina riguardano
convogli di aiuti umanitari. Secondo Mosca questi aiuti sono inviati in stretto
coordinamento con le autorità di Kiev e con il supporto della Croce Rossa
garantendo finora forte sostegno alle popolazioni civili dell’est ucraina che
soffrono “a humanitarian crisis after
Kiev launched a military operation against indipendence supporters in the
region”. Ognuno, ovviamente, fa il proprio gioco ma è innegabile che la
situazione nelle regioni separatiste resti ad altissima tensione. Putin è senza
dubbio ingolosito dall’idea di “fagocitare” altre regioni ucraine, dopo l’annessione
lampo della Crimea, ma sa benissimo che non può tirare troppo la corda sia perché
le sanzioni iniziano ad avere pesanti ripercussioni sull’economia interna, sia perché
non è così folle da rischiare uno scontro aperto (o addirittura militare) con l’Occidente.
Molto probabilmente le piccole schermaglie sul campo, come quelle diplomatiche,
continueranno ancora per settimane lasciando irrisolto un conflitto il cui
bilancio conta già, in pochi mesi, 4000 vittime.
1 commento:
io pure, anche se sono vecchio, sarei pronto a difendere la mia terra da un criminale straniero che invadesse il mio paese come fa putin che invia mercenari ceceni e armi soffisticate impiegate per assassinare giovani impreparati e male equipaggiati
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