"In un regime totalitario gli idioti ottengono il potere con la violenza e gli intrighi... in una democrazia, attraverso libere elezioni..."

martedì 4 novembre 2014

NUOVA BENZINA SULLA CRISI UCRAINA

Autore: Emiliano Bonatti


Il Presidente ucraino Petro Poroschenko ha convocato d’urgenza i propri consiglieri per la sicurezza, al fine di valutare le strade da perseguire per affrontare la miccia innescata dalle elezioni organizzate (e vinte) dai separatisti delle regioni orientali di Donetsk e Luhansk. La posizione di Kiev è di netta condanna di quella che viene definita una “farsa elettorale”, incoraggiata da Mosca, in palese violazione degli accordi di Minsk del 5 settembre scorso, che prevedevano l’elezione di rappresentanti locali sotto l’esclusiva legislazione ucraina. Di uguale tenore è la posizione degli Stati Uniti che, tramite la portavoce della Casa Bianca Bernadette Meehan, definiscono illegittime le elezioni di domenica nelle regioni separatiste e minacciano un inasprimento delle sanzioni contro la Russia se questa continuerà nei tentativi di legittimare le istanze dei ribelli. La stessa Merkel ha definito incomprensibile il tentativo di Mosca di riconoscere la validità delle elezioni, ventilando l’ipotesi di uguale inasprimento delle sanzioni da parte dell’Unione Europea.


Putin potrebbe esporre la propria posizione ufficiale nella giornata di oggi, nella cornice di una cerimonia presso la Piazza Rossa, ma l’atteggiamento della Russia e dei separatisti ucraini è apparso già abbastanza chiaro nella giornata di ieri. Mosca, pur non parlando apertamente di riconoscimento ufficiale del voto, sostiene che i neo-eletti Alexander Zakharchenko (a Donetsk) e Igor Plotnisky (a Luhansk) abbiano pieno titolo e mandato per negoziare con Kiev, in quanto sostenuti dal voto popolare. Lo stesso Primo Ministro dell’auto-proclamata Repubblica Popolare di Donetsk ha dichiarato che le elezioni non contraddicono assolutamente gli accordi di Minsk i quali, a suo avviso, prevedevano il pieno diritto per i territori orientali di procedere a consultazioni elettorali volte alla nomina dei propri leader. Zacharchenko ha lanciato anche un messaggio a Poroschenko sostenendo che la Repubblica di Donetsk è aperta al dialogo con Kiev, ma attende uguali segnali in questo senso da parte del governo ucraino.


La situazione appare dunque alquanto intricata. Nel timore di perdere, dopo la Crimea, anche le due regioni orientali Poroschenko s’è detto disponibile a valutare una serie di norme che garantiscano uno statuto speciale alle aree di fatto in mano ai separatisti ma, ovviamente, all’interno della giurisdizione ucraina, non certo alle condizioni “sussurrate” dalle pressioni russe. Dal canto suo Putin pare giocare una specie di partita a Risiko con l’Ucraina e l’occidente. Da un lato, dopo varie minacce, chiude i contratti per la fornitura di gas verso Kiev e l’Unione Europea, dall’altro mantiene il sostegno alle istanze separatiste filorusse delle regioni dell’est ucraino. Stuzzica la Nato con un aumento delle missioni aree nei cieli internazionali attorno allo spazio aereo dell’Alleanza Atlantica, rendendo alquanto nervosi i vertici di Bruxelles. La stessa Nato ha espresso parere negativo circa le elezioni organizzate nelle regioni di Donetsk e Luhans sostenendo, già il 31 ottobre tramite il proprio Segretario Generale, che “the planned elections undermine efforts towards a resolution of the conflict. They violate Ukrainian laws and run directly counter to the Minsk agreements”, e che NATO fully supports the sovereignty and territorial integrity of Ukraine. I call on Russia to respect its Minsk commitments, which could help pave the way for a peaceful solution.



La partita ucraina, che sembrava ammorbidirsi dopo gli accordi di Minsk, è di fatto tutt’altro che congelata, stretta nella morsa degli interessi geopolitici di Putin e dall’interesse dell’occidente a non perdere la “vicinanza” di uno stato cuscinetto chiave per gli equilibri dell’est Europa. Sarà interessante valutare se, e in quale misura, l’Unione Europea sarà disposta a proseguire la strada delle sanzioni economiche contro le interferenze russe. Le contro-sanzioni imposte da Mosca verso le importazioni dall’Ue, infatti, stanno creando non pochi problemi a diversi settori economici europei che vantavano grossi rapporti di esportazione proprio verso la Russia. Lo scacchiere ucraino sarà dunque un test alquanto problematico per la nostra Lady Pesc, Federica Mogherini.


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